martedì 14 ottobre 2008

SMETTILA DI PARLARMI TESORO SDRAIAMI!



Nome gruppo: SMETTILA DI PARLARMI TESORO SDRAIAMI!

Fondatrice: Francesca Romana Tiberi

Descrizione gruppo:


Un grido di dolore per il maschio che non c’è più o, quando c’è, fa finta di niente. Ragazze e donne che si sentono femministe, indipendenti e adulte, ma vorrebbero anche che, ogni tanto, il primo passo lo facesse lui. Che lui fosse così carino da fare la prima telefonata, da fare il primo invito a cena, e addirittura, perché no, comprasse ogni tanto un fiore, un presente, un pensiero. E invece gli uomini mostrano un atteggiamento cameratesco, trattano le donne come un cassonetto psichico dentro cui riversare la mondezza delle proprie frustrazioni e insicurezze. E soprattutto, è come se avessero perso completamente una lingua, una grammatica, un codice, non sanno più corteggiare una donna. Di fronte a questo analfabetismo
sentimentale cosa devono fare le donne? Pensare che si stava meglio quando si stava peggio? Sognare il maschio-maschio, il camionista che non perdona, lo stallone della porta accanto? Oppure cercare di risvegliare lui dal sonno comatoso e opportunista in cui si è rifugiato! questo gruppo, liberamente ispirato dal libro di Berarda del Vecchio propone una terapia shock per i maschietti...: «Smettila di parlarmi, tesoro, sdraiami»

SDRAIAMI ANCORA:
“Cosa dovresti fare? Ceniamo in fretta, portami via da qui e, santiddìo, SDRAIAMI! Sdraiami sul cofano della macchina al posteggio sotto casa, sul prato al campetto davanti casa, sdraiami in ascensore, per le scale, in cucina, trascinami per i capelli fino al letto, sbattimi come un Kilim afghano, voltami come una omelette, spianami come una crêpe, intònacami sul muro, ripassami come un esame fuori corso, come un brasato in padella, entrami duro come Cannavaro, vai giù di testa come Zidane, stendimi sul materasso, stendimi come Materazzi, stendimi fuori come i panni, mandami fuori come uno shuttle, fammi tutto quello che non ti ha detto mamma, che non hai mai fatto ad Alessia, a Marina o come cazzosichiama quella anoressica col nasone che non sapeva fare le pompe, e di cui credimi, io per me non avevo nessunissima esigenza di sapere niente, e tantomeno delle pompe. Sdraiami come una sdraio, come un destro in piena faccia, come un’insolazione, come un treno preso in pieno, mettimi sotto come uno zerbino, mettimi sopra come un’amarena sulla panna. Fammi, dimmi, entra, esci, fai lo scherzo del torno subito, del vengo dopo, del non vengo ma tengo, fai quello che ti passa in quella tua testolona bacata, basta che non mi continui a parlare di te, dell’altra, delle altre, delle tue incrinature, delle tue crepe, del tuo passato, del tuo presente, del tuo futuro, delle tue ragnatele mentali. Fai il camionista napoletano, l’amaro lucano, il pastore abruzzese, il pastore maremmano, il leghista analfabeta, il montanaro alla Gustav Thoeni che non dice mai una parola ma chiava anche le serrature delle porte, fai la minoranza etnica, il centro, la destra, la sinistra, la maggioranza silenziosa. Fai quello che cazzo ti pare, ma sdraiami!”.
«SDRA-IA-MI!»


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